Impianti dentali

Sostituire uno o più denti mancanti

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Gli impianti dentali sono degli elementi metallici che, inseriti chirurgicamente nell’osso mandibolare o mascellare, vengono utilizzati nella moderna odontoiatria per la riabilitazione funzionale di pazienti affetti da edentulismo (mancanza di denti) sia parziale che totale; la loro funzione è quindi quella di sostituire in modo artificiale le radici dentali mancanti.

Quando vengono a mancare più elementi dentari oltre al danno di tipo estetico bisogna dare grande importanza ad un problema di tipo occlusale e alla ridotta efficienza masticatoria. L’utilizzo del cosiddetto ponte in questi casi risulta inadeguato; mancando il sostegno delle radici, la capacità masticatoria non può essere ripristinata ed esercitando quindi tutta la forza sul ponte, i denti di sostegno vanno incontro ad un sovraccarico masticatorio. L’utilizzo degli impianti in questi casi è in grado di ripristinare l’efficienza masticatoria originale andando a compensare in maniera artificiale l’assenza del sostegno fornito dalle radici naturali dei denti. Un altro importante vantaggio è legato alla prevenzione del riassorbimento osseo.

L’integrità dell’osso alveolare è data anche dal carico diretto che avviene durante la masticazione; nel caso di mancanza di uno o più denti, la perdita di carico diretto provoca un’atrofia nell’osso alveolare, cioè una riduzione progressiva proprio nelle aree in cui è avvenuta la perdita dei denti. In questi casi l’utilizzo degli impianti permette di trasferire il carico masticatorio direttamente all’osso circostante mantenendone così intatto il volume. Nel caso in cui invece sia solo uno il dente da sostituire, l’utilizzo dell’impianto dentale ha il vantaggio di conservare l’integrità dei denti sani adiacenti. La realizzazione di un ponte infatti prevede la fresatura dei denti attigui a quello mancante, perché vengano utilizzati come pilastri per l’ancoraggio della corona dentale mancante.

È innanzitutto fondamentale la valutazione della salute generale del paziente; infezioni sistemiche, osteoporosi o malattie diabetiche ad esempio devono essere opportunamente diagnosticate e compensate. Va valutata accuratamente anche la condizione di salute della zona specifica da trattare; eventuali infezioni alla gengiva o ai denti adiacenti devono essere curate preventivamente per non compromettere il successo finale della terapia implantare. L’utilizzo di moderni strumenti diagnostici come la radiografia endorale e la tomografia computerizzata (TAC) ci forniscono inoltre informazioni importanti sulla quantità di osso presente nella zona in cui si vuole posizionare l’impianto e sulla vicinanza di strutture anatomiche delicate, a cui bisogna prestare attenzione durante l’intervento, come il nervo mandibolare, i seni mascellari o le radici dei denti adiacenti.

Un momento fondamentale di tutta la terapia implantare è il consulto iniziale durante il quale il professionista valuterà la fattibilità dell’intervento e analizzerà insieme al paziente quali siano le possibili alternative di trattamento. In questa fase vengono realizzate la ortopantomografia (radiografia panoramica), in alcuni casi la tomografia computerizzata (TAC), vengono preparati i modelli delle arcate dentarie e viene formulato e consegnato al paziente il piano di trattamento dettagliato che illustra ogni fase della terapia implantare.

Si procede quindi al vero e proprio intervento chirurgico che viene eseguito all’interno dell’ambulatorio odontoiatrico con una semplice anestesia locale. Se il volume di osso nella zona da trattare risulta insufficiente all’inserimento dell’impianto si procede alla rigenerazione ossea che può essere realizzata precedentemente o simultaneamente all’inserimento degli impianti stessi; di questo trattamento complementare illustreremo i dettagli in una sezione a parte. In alcuni casi gli impianti possono essere caricati immediatamente o a breve distanza dall’inserimento; in altri situazioni cliniche si attende che l’osteointegrazione (solida integrazione tra osso ed impianto) sia completata.

Una volta completata l’osteointegrazione, e a guarigione avvenuta, gli impianti vengono scoperti e si procede alla successiva fase protesica che varia in base a quanto pianificato e concordato nel piano di trattamento iniziale. Fondamentali sono i successivi controlli periodici per valutare lo stato di guarigione e di salute dei tessuti molli (gengiva), il livello di osso e la sua integrazione con l’impianto e l’integrità della componente protesica. È inoltre indispensabile sottoporsi a periodiche sedute di igiene orale professionale che fanno da supporto a quella quotidiana domiciliare.

Gli impianti dentali sono realizzati in materiale metallico e la loro intrinseca rottura è un evento alquanto raro. Se viene mantenuto in buone condizioni igieniche un impianto può durare anche più di vent’anni. Spesso l’insuccesso implantare è causato dalla perdita del tessuto che circonda l’impianto dovuta a condizioni locali, sistemiche o al sovraccarico masticatorio dell’impianto stesso. Come avviene per il dente naturale, in cui i batteri se non rimossi provocano infezione e distruzione dell’osso che sostiene il dente, allo stesso modo si verifica la perdita di osso che fornisce sostegno all’impianto se la placca batterica non viene rimossa con una corretta igiene dentale. Condizioni sistemiche come l’osteoporosi, il diabete non controllato e l’uso frequente di tabacco ed alcolici possono impedire al corpo di riparare il tessuto osseo e provocare la perdita prematura di sostegno per l’impianto. Da ultimo, la durata nel tempo di un impianto può essere compromessa da un sovraccarico strutturale di vario genere. Normalmente il grado di forza con cui i denti partecipano ad attività come il mangiare, il deglutire o il parlare, è fisiologico e in assenza di anomalie stimola peraltro la formazione di tessuto osseo. Alcune condizioni invece come il digrignamento involontario dei denti (bruxismo) o l’utilizzo eccessivo di gomme da masticare può trasformare un carico fisiologico in uno patologico dovuto all’aumento del tempo durante il quale le forze masticatorie vengono esercitate. Lo stress emotivo inoltre può alterare la chimica generale del corpo provocando una condizione sistemica di indebolimento dei tessuti di sostegno che può portare alla perdita dell’impianto stesso.

Come per i denti naturali, è consigliato di non utilizzarli come utensili; l’impianto e la corona sovrastante, anche se molto resistenti, possono fratturarsi a seguito di un trauma. Anche il digrignamento involontario (bruxismo) è un’abitudine nociva sia per i denti naturali che per le corone avvitate sugli impianti; in queste condizioni viene raccomandato di portare il bite ogni notte. Anche se i batteri, a differenza di quanto avviene per i denti naturali, non possono cariare gli impianti, la placca ed il tartaro possono comprometterne il sostegno garantito dall’osso che li circonda. Una corretta igiene orale, sia domiciliare che professionale in studio, è indispensabile per il mantenimento nel tempo degli impianti dentali. Va ricordato anche che il fumo ha un impatto molto più negativo sugli impianti che sui denti naturali.

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